Genesi, pensiero, idee, peso del suono, dialogo, complicità... legato.
Incontro Takahiro Yoshikawa nel suo camerino alla fine di un recital con queste parole nella mente.
La porta si apre, incontro lo sguardo di Takahiro e immediatamente dalle sue labbra scaturisce una domanda secca: "Cosa ne pensi?"
Mi soffermo, penso, passano pochi istanti e di nuovo incalza con la stessa domanda: "Cosa ne pensi?"
Il messaggio questa volta è chiaro: è riferito al nuovo cd che dovrò raccontare.
Un lavoro tutto improntato sulla musica da camera francese per clarinetto e pianoforte.
Provo così a dare una risposta alla insistente domanda di Takahiro, iniziando a parlare della prima volta in cui ho ascoltato Fabrizio Meloni. Fin da subito ho apprezzato il bellissimo suono, la tecnica perfetta, l'uso delle dinamiche, dei colori, del fraseggio, la sua personalità.
"E il disco?" irrompe Takahiro.
"Una meraviglia!" rispondo.
Sono rimasto veramente colpito dalla grande diversità di approccio che emerge netta in ogni singolo brano, ognuno dei quali rivela una costruzione unica e assolutamente personale del suono, del colore, del fraseggio e dell'articolazione.
Questo è, per me, l'elemento di maggiore sorpresa del disco.
Il disco comprende sei pezzi per clarinetto e pianoforte scritti nel Novecento da compositori francesi e organizzati in ordine cronologico.
Il più antico fu composto da Claude Debussy nel 1910, il più recente da Jean Françaix nel 1974.
A differenza delle grandi composizioni (per orchestra, liriche, ecc.), che devono essere più attente alle nuove tendenze o alla moda, la musica da camera o per ensemble può essere più personale e rispecchiare i veri sentimenti del compositore.
Shigeru Saito